L'Accordo di Parigi è un trattato internazionale sui cambiamenti climatici, adottato da 196 Paesi durante la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP21) del 2015 a Parigi. L'accordo, entrato in vigore il 4 novembre 2016, ha come obiettivo principale e legalmente vincolante quello di mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali (gli scienziati del clima e organizzazioni come l'IPCC considerano il periodo compreso tra il 1850 e il 1900), e di proseguire gli sforzi per limitare tale aumento a 1,5°C2. Rappresenta una pietra miliare nella cooperazione internazionale per il clima, poiché per la prima volta ha coinvolto quasi tutti i Paesi del mondo in un impegno comune e vincolante a lungo termine per contrastare il riscaldamento globale. L'Accordo di Parigi coinvolge tutti i Paesi, sia industrializzati che in via di sviluppo, e si basa su un sistema di impegni volontari (i Contributi Nazionali Determinati, NDC) piuttosto che su quote vincolanti imposte a un gruppo ristretto di nazioni.

Il biometano è un gas combustibile rinnovabile che contiene almeno il 95% di metano10. Viene generato dalla fermentazione di rifiuti di origine organica, come scarti agricoli o rifiuti, in specifici impianti di digestione anaerobica e processi di upgrading (purificazione del biogas per aumentarne la qualità e renderlo idoneo all'immissione nella rete del gas naturale o all'utilizzo come carburante). È del tutto idoneo all'immissione nelle reti di trasporto e distribuzione del gas naturale già esistenti.

Il CBAM è un meccanismo introdotto dall'Unione Europea che ha l'obiettivo di applicare un costo sul carbonio ai beni importati da Paesi extra-UE. Può essere visto come una "tassa sul carbonio" alle frontiere. Il meccanismo mira a livellare la concorrenza tra i produttori europei e quelli extra- UE, garantendo che il costo del carbonio sia pagato indipendentemente dal luogo di produzione. Il CBAM è uno strumento del Green Deal Europeo e del pacchetto "Fit for 55" per incentivare i Paesi extra-UE a ridurre le proprie emissioni, promuovendo una produzione industriale più pulita a livello globale. Durante un periodo transitorio (2023-2025), gli importatori hanno l'obbligo di monitorare e comunicare le emissioni di gas serra incorporate nei beni importati, senza oneri finanziari. Dalla fase definitiva (dal 2026), gli importatori dovranno acquistare i cosiddetti certificati CBAM. Il prezzo di questi certificati sarà calcolato in base al costo delle quote di carbonio nel sistema EU ETS. La quantità di certificati da acquistare dipenderà dalle emissioni incorporate nei prodotti importati.